Vita di Lucrezio by Luciano Canfora

Vita di Lucrezio by Luciano Canfora

autore:Luciano Canfora [Canfora, Luciano]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Lucrezio, Biografia
editore: Sellerio
pubblicato: 1993-04-14T22:00:00+00:00


2. Questo tipo di rapporto postumo («editoriale») tra Cicerone e Lucrezio è dunque, nel modo in cui lo presenta Girolamo, probabilmente immaginario. Documentato è invece, come sappiamo, il contatto tra i due in vita, attestato appunto dal giudizio su parti del poema, che Cicerone ed il fratello si scambiano nel febbraio del 54. (E forse anche il cenno a Lucrezio, nelle prime settimane della guerra civile: sopra, cap. XII). Non è inutile ricordare, a questo proposito, che, quando Patrone, lo scolarca epicureo del ventennio 70-50 a.C., fu a Roma, era entrato in rapporti sia con Memmio che con Cicerone, cioè con le due persone con cui di certo possiamo porre in relazione Lucrezio. Se si considera il ruolo di Patrone e la dedizione di Lucrezio, ne risulta ancor più limpida l’immagine di un’unica cerchia, nella quale sia Cicerone che Lucrezio furono attivi. Va da sé che la visita di Patrone a Roma dev’essere stata, in tale cerchia, un’occasione degna di ricordo.

Ci sono però delle circostanze, di cui vorremmo riuscire a darci conto in modo più soddisfacente. Cicerone nei suoi dialoghi introduce non di rado, come personaggi dialoganti, amici tuttora viventi. Negli Académica introduce nientemeno che Varrone. Nel Brutus, composto nel 46 a.C. e ambientato nel 50, mette in scena un suo dialogo (quasi un monologo) con Attico e con Bruto. Nel De legibus (52 a.C.) mette in scena un dialogo tra se medesimo, suo fratello Quinto ed Attico. Orbene, nei primi due libri del De finibus (45 a.C.), dedicati alla critica dell’epicureismo, immagina un dialogo, che si svolgerebbe nel 50 a.C., tra se medesimo, Lucio Manlio Torquato, il quale sostiene le parti dell’ortodossia epicurea, e Caio Valerio Triario, di orientamento stoicheggiante. Lucio Manlio Torquato - che è anche il protagonista del carme nuziale di Catullo (carme 61) - è amico di antica data di Attico e di Cicerone: avevano studiato insieme, come ricorda Cornelio Nepote al principio della biografia di Attico. Nel De natura deorum (45 a.C.) - dialogo ambientato nel 75 a.C., cui Cicerone assiste senza prender parte alla discussione -, per dar voce all’epicureismo ricorre ad un personaggio tutto sommato poco noto, quel Caio Velleio, senatore (e familiaris dell’oratore Licinio Crasso), il cui cognomen Gallus conosciamo unicamente dalla cosiddetta «Vita borgiana». Colpisce insomma la circostanza per cui Attico, pur interlocutore dei dialoghi, non lo è però mai in rappresentanza della veduta filosofica cui è legato il suo nome. Nel De legibus e nel Brutus egli parla d’altro. Nel quinto libro del De finibus fa una fugace comparsa in principio per ricordare che gli amici lo prendevano in giro per la sua fede epicurea, e per ribadire, in una frase, la propria appassionata dedizione al maestro del Giardino (V, 3). Quindi riappare alla fine, e chiude il dialogo, e riconosce che Μ. Pupio Pisone ha detto, in lingua latina «verbis aptis», quello che lui, Attico, non si aspettava che si potesse dire in latino e così bene, con pari efficacia e chiarezza che in lingua greca («nec minus plane quam dicuntur a Graecis»).



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